Comunicare è Vivere
Il primo libro pubblicato nel 2012 è un saggio breve sulla comunicazione: comunicare è necessario alla sopravvivenza ma, andando oltre, farlo meglio, farlo in maniera più utile, consente di vivere meglio.
(90 seconds read)
“Ogni comportamento comunica un messaggio al ricevente; esso trasporta un aspetto di contenuto ed uno di relazione tra le parti; l’insieme dei messaggi viene definito interazione e contribuisce a stabilire le regole della relazione; l’insieme delle relazioni, a loro volta, contribuisce a definire la relazione tra l’individuo e l’ambiente, il mondo che lo circonda: è qui che viene definita la visione del mondo dell’individuo, lo scopo della sua esistenza, del mondo ed essa non può essere valutata oggettivamente…”
Comunicare è vivere – Premessa
Così nella premessa del saggio breve “Comunicare è vivere” c’è già la sintesi dell’importanza della comunicazione. Importanza che non è solo nella relazione con gli altri, con la società, ma è anche in rapporto alla propria esistenza, alla propria visione del mondo: “… ecco che l’espressione della relazione è fondamentale all’uomo. E siccome essa si trasmette attraverso la comunicazione, viene da sè che comunicare è necessario alla sopravvivenza ma, andando oltre, che comunicare meglio, comunicare in maniera più utile, consente di vivere meglio.”
Il libro analizza e sviscera la comunicazione: i primi capitoli si concentrano sul funzionamento della mente umana e sull’interpretazione della realtà che può arrivare a non essere accettata dalla società o a farci vivere una vita più dolorosa. Come si può cambiare questa visione delle cose? “Ciascuno si crea il proprio “reale”: l’immagine del mondo è la sintesi delle miriadi di esperienze, influenze e di ciò che da esse ne deriva ossia interpretazioni, convinzioni, attribuzioni di senso e di valore agli oggetti delle nostre percezioni. L’immagine del mondo è il risultato della comunicazione ed essa può quindi essere cambiata solo tramite la comunicazione.“ Analizzare la comunicazione vuol dire capire come si compone, quali sono le sue proprietà e cosa possiamo dedurre a partire da queste. Solo in seguito si possono capire una serie di patologie che compaiono arrivando, quindi, alla parte “più interessante” della comunicazione: il paradosso. A questo punto il lettore è pronto per accogliere dei suggerimenti per una comunicazione pragmatica, un vero e proprio set di regole pratiche da poter applicare o, almeno, cominciare ad esercitarsi.
“Qualcuno penserà che avere una strategia comunicativa pragmatica sia manipolatorio, sia togliere spontaneità: al contrario, serve a trovare con l’altro un punto d’incontro ed è persuasorio, certo, ma perché non esiste comunicazione che non influenzi l’altro […] E’ uno strumento, non è sbagliato, il giudizio di valore dipende dall’uso che se ne fa. Si deve scegliere, quindi, se usare questo strumento in maniera malefica o se orientarlo al dialogo.” Il libro conclude tornando all’argomento affrontato in premessa: comunicare meglio serve a vivere meglio. E si arriva a capire che “la realtà non è qualcosa di oggettivo, di buono o di sinistro, ma è costituita dall’esperienza soggettiva che ci facciamo dell’esistenza, dalle nostre intenzioni e dai nostri scopi, è il nostro modellare qualcosa che l’uomo non può sottoporre a nessuna verifica oggettiva.” Noi siamo il nostro mondo, siamo noi a definire l’utilità della nostra esistenza. E ogni modifica a questa percezione della realtà passa dalla comunicazione: tramite una comunicazione pragmatica, quindi, non solo ci relazioniamo meglio con gli altri ma, soprattutto, possiamo aspirare a vivere meglio.
Puoi acquistare questo libro (o consigliarlo a qualche tuo amico!) su
Contattami ora per approfondimenti seguendo i link a piè pagina ☟